Finalmente è stata pubblicata una mappa d’Italia interattiva che dovrebbe condurre gli italiani a scoprire le opportunità rappresentate dalle CER, le comunità energetiche rinnovabili. Da ora, cliccando su questo link, aziende e privati potranno digitare il proprio indirizzo e scoprire qual è la loro cabina primaria a cui allacciarsi, e quindi insieme a chi (in quella stessa area) possono consociarsi per dar vita a una CER, perché tutti gli appartenenti a una comunità devono avere la stessa cabina primaria.
Per fare un esperimento è sufficiente andare sul sito di una delle aziende di distribuzione dell’energia che hanno a disposizione la mappa, digitare l’indirizzo e verificare il puntino in quale area colorata si trovi e leggere la sigla distintiva (ad esempio AC00100331): quella è la cabina primaria di riferimento dell’area a cui tutti gli utenti nell’area potrebbero consociarsi per creare la Comunità Energetica.
Ma qui iniziano le sorprese: se l’area accanto (denominata AC00100320) comincia a poche centinaia di metri dall’indirizzo digitato un nostro concittadino potrebbe dover iscriversi in una comunità energetica diversa dalla nostra con chi abita a 10 km di distanza e risiede in un altro comune diverso (ma condivide la stessa cabina primaria) e non con il vicino di casa che vive nello stesso paese, appena 100 metri più in là, ma oltre il “confine immaginario”.
![mappa cabine comunità energetiche](https://www.ecocirioni.it/wp-content/uploads/2023/03/1MAPPA-1024x560.jpg)
Gli esperti di comunità energetiche rinnovabili confermano che questo è uno dei nodi da sciogliere proprio per ottimizzare le iscrizioni e decidere anzitempo cosa accade quando il confine tra due cabine primarie divide a metà un territorio comunale.
Se un Comune “diviso in due” volesse usufruire dei vantaggi economici e ambientali delle comunità energetiche, dovrebbe crearne due, una per ciascuna delle cabine primarie presenti? O per casi come questo sarà prevista una deroga? Al momento non è dato saperlo ma probabilmente ci saranno regole specifiche su imprese e privati che risiedono a cavallo dei confini delle diverse aree individuate dalle mappe.
Toccherà al Gse, il Gestore dei servizi energetici, sbrogliare la matassa. E i tempi non si annunciano immediati. Si dovrà attendere, inoltre, il via libera della Commissione Ue al decreto ministeriale, quindi il governo dovrà approvarne la versione definitiva e renderlo operativo. A quel punto il Gse avrà 60 giorni di tempo per definire le procedure tecniche. Insomma, probabilmente le nuove e tanto attese CER dovranno attendere l’autunno del 2023.
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